Penelope, già solo questa parola apre un mondo.
E’ il nome che Gianrico Carofiglio ha scelto di dare alla protagonista del suo ultimo libro, il noir “La disciplina di Penelope”, edito da Mondadori e nelle librerie proprio in questi giorni.
E’ anche una gioia per me recensire il primo giallo del nostro blog con questa opera e con un autore così noto, tradotto ormai in tutto il mondo.
Noti sono infatti i libri dello scrittore ex magistrato, ospite spesso della trasmissione di Lilli Gruber “Otto e mezzo”, che ha lavorato a lungo con indagini importanti contro la criminalità organizzata come pubblico ministero.
Poi, ad un certo punto, la passione per la scrittura, i primi fortunati romanzi e la carriera che lo vede pubblicare con successo tanti lavori: “Una mutevole verità”, tanto per citarne uno, che nel 2014 vide comparire il protagonista, il maresciallo Pietro Fenoglio, tanto amato dal pubblico.
Parecchie le novità che Carofiglio ha voluto per il nuovo libro.
Penelope è la protagonista, ma è anche la voce narrante: il libro è scritto infatti dal punto di vista femminile ed è per l’autore una sfida, come per ogni scrittore che si cali a leggere il mondo con un’altra parte del sé.
E, secondo me, è una sfida che lui ha vinto. Perché ha creato un personaggio unico, tragico e bellissimo, che affonda le sue radici in un’umanità profonda.
Penelope è una figura bella e difficile al tempo stesso: ex magistrato, ha perso tutto per uno strano incidente e deve affrontare le difficoltà della vita, entrando in un vortice apparentemente autodistruttivo, da cui la riscatteranno la sua intelligenza, la sua ironia, la sua passione indomita per la vita.
Penelope è ciò che ciascuno di noi vorrebbe essere, disperata e meravigliosa, con le sue notti brave e il suo cuore che sa amare anche quando tutto sembra cadere, con la sua durezza che esalta la femminilità, con l’alcool e con i Tavor, che la avviluppano ma non le bruciano il cervello, perché lei è molto di più. Lei è una di noi.
Sullo sfondo di una trama che non vi svelo per lasciare intatto l’incanto di questo libro, la città di Milano.
Anche questa una novità per lo scrittore, solito ambientare altrove le sue storie. Ma qui Milano ci voleva, e a buon diritto.
Milano è proprio la città che meglio può accogliere la storia di Penelope, Milano con “il suo equilibrio instabile tra una dimensione carica di malinconia – come dice l’autore stesso in un video di presentazione del libro – e la sua percezione di una città proiettata verso il futuro. Milano più di tutte le città italiane si presta a quel tipo di racconto, il noir, la storia che esplora i meandri delle metropoli, cerca di svelare dei misteri, ma spesso spalanca porte verso nuovi misteri”.
Ecco la Milano spalancata sul futuro, in fondo, come Penelope.
Misterioso l’inizio, aperto il finale. Insomma, da leggere.
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